A seguito della fase di valutazione “Get Fit”, Vicenzi Spa ottiene la certificazione Elite di Borsa Italiana. Mercoledì 27 aprile la consegna nel corso della cerimonia tenutasi a Palazzo Mezzanotte in Piazza Affari a Milano.
Due anni fa la decisione di Borsa Italiana di far rientrare l’azienda veronese nel programma Elite, assieme ad altre società italiane e inglesi in possesso dei requisiti richiesti per entrare in Borsa: un fatturato medio di 191 milioni di euro e un tasso di crescita al momento dell’ammissione del 10%.
Il programma Elite di ampio respiro internazionale, promosso da Borsa Italiana nel 2012, si propone di sollecitare e sostenere la crescita delle aziende ammesse attraverso un percorso di sviluppo, sia organizzativo che manageriale, volto a rendere imprese già competitive sul mercato ancora più visibili a livello internazionale e attraenti nei confronti degli investitori.
Il riconoscimento ottenuto all’interno della community che oggi annovera oltre 300 aziende, permette così a Vicenzi Spa di aumentare la propria visibilità e rafforzare la sua presenza sul mercato globale, certificando il percorso di managerializzazione aziendale attuato in questi anni e concretizzato nell’ottimizzazione dei processi organizzativi, di controlling e di corporate governance. Confermare inoltre la solidità aziendale, in linea con gli standard richiesti alle società che ambiscono alla quotazione sul mercato azionario.
Un grande passo in avanti che conferma il Gruppo Vicenzi, noto per i suoi marchi del largo consumo Matilde Vicenzi, Grisbì e Mr.Day, come azienda di riferimento dell’alimentare made in Italy, proiettandola verso un futuro dove non mancheranno sicuramente nuove sfide, tra le quali la possibile quotazione a Piazza Affari.
“La Borsa - dichiara Filippo Ceffoli, CFO dell’Azienda - è un’opzione che la società intende valutare per accedere ai capitali necessari a dare un ulteriore impulso al percorso di crescita dell’ultimo quinquennio, che ci ha portato oggi a sviluppare un fatturato di oltre 100 mio di € con una marginalità superiore alle medie del nostro comparto alimentare”